Mathieu é partito ed ho passato 48h di seguito a letto. Non che mi sia inusuale quando posso, ma questa volta mi pesa. Mi sento come un barattolo vuoto, che puzza di quel che ha contenuto. La sua assenza ostinatamente presente nella mia testa, cuore, pancia, bocca, mi ossessiona e soffoca, mi impedisce di dormire, di pensare ad altro che a lui. Improvvisamente chiama: “Passo per Milano tornando a Bruxelles. Ho un’ora tra un treno e l’altro. Vieni?”. Che domande! Ed io oca che chiamo Gloria, perché voglio che lo conosca – voglio che mi dica che ne pensa? Voglio sbandierare la sua incontenibile bellezza? Insomma alla stazione c’é anche lei: é una ragazza intelligente, resta pochi minuti. Al bar, vicino al bar, sotto l’orologio incombente, seduti sul muretto. Io tra le sue gambe o le sue braccia. Avró certamente quell’aria patetica di chi é bisognoso, di chi chiede sempre di più. Ma lui é sempre tenero, dà sempre un po’ di più – quando c’è, prima di sparire di nuovo. Accompagnarlo al treno. Di nuovo io su quella banchina e lui che si allontana, dietro il finestrino. Oddio, il barattolo trabocca. Le lacrime non si contengono più. Devo andare da Paolo, raccontargli di questa improvvisata che mi ha spalancato il cuore, riempito di gioia e riportato a zero, all’assoluta vulnerabilità di 48h fa. Si ricomincia a cercare disperatamente di dimenticare il meno possibile, aggrappandosi a tutto, specialmente a quella casacca del pigiama che si é dimenticato da me, che sente di lui. Prendo la metro, scendo al Duomo e mi ritrovo nella bolgia. M’infastidisce, mi respinge, mi repelle tutta questa gente, felice per forza l’ultima sera del carnevale di S. Ambrogio. Vi odio tutti, smettetela di divertirvi, si vede che é forzato ed eccessivo! E’ fatto apposta, contro di me – è chiaro. Spingo e mi muovo di un metro al minuto. E la gente mi tocca, manacce, risatacce; parolacce mi girano nella testa, vorrei urlare! Piango, piango, continuo, piango: ma non lo vedete che ho bisogno di essere lasciata in pace? Ma lo fanno apposta? Mi arriva della schiuma da barba su una lente dell’occhiale. E’ tutto talmente orrido da essere praticamente ridicolo. Ma é troppo presto, riderò tra qualche giorno, tra qualche anno. Ed il Duomo se ne sta lí e non fa niente. La folla canta, le luci sul palco e tutti a vivere questo momentone, quasi non potessero godersi la vita mai più dopo stasera. Ed io sono sola come mai prima, come mai sarò dopo. Raggiungo la galleria: 15 metri in 15 minuti. Non so chi canti, ma proprio non mi riesce di farmi contagiare dalla festa. Ancora folla come una fiumana che sfracella una montagna durante un’alluvione. Ed io sono la casina sotto il fango, che cerca di proteggere il calore prezioso ed effimero che ha dentro. Burghy sembra lontano come Timbouctou. Perdo il conto del tempo, avanzo, m’infilo, devo parlare di lui. Entro e devo essere la visione più sconsolata di tutto il fottutissimo carnevale. Per fortuna Paolo mi abbraccia, mi consola, mi contiene. Poche parole, deve tornare al lavoro. E mi rigetto nella massa di questo popolaccio che sta ancora celebrando, chissà quale spettacolare evento. Ma proprio oggi? E di nuovo la lotta: in qualsiasi direzione io vada sono sempre controcorrente. La calotta dorata della galleria rimarrà nei miei ricordi. Come un abbraccio che allevia? E di nuovo giù alla metro. Almeno queste scale sporche, la puzza e la discesa si addicono al mio stato d’animo. Arrivo sotto casa: un tipo sta picchiando una donna, addosso al mio portone. Fatemi entrare, cazzo, che non sto più in piedi! Lei si difende, lui é un pirla, si scostano. Chiamo i carabinieri? Salgo, sono a casa e Milano resta tutta fuori.
S.U. Bxl 2005
Era Mc Donald’s ma non importa, ed è vero Paolo c’era, c’era sempre ….. ed ora una lacrima scende sulla mia guancia.
Ricordi, peccato non poter tornare indietro
No no, amica, era proprio Burghy. Ci ho passato 2 anni della mia vita a parlare con amici, scrivere lettere d’amore o d’odio all’attuale maritino, ed anche occasionalmente a mangiare. Soprattutto mi mangiavo la roba fredda che paolo portava a casa dopo le chiusure. McDo era di fronte. Ma noi siamo dei campanilisti 😉 Non piangere… anzi, sì, c’è peggio dell’emozione nella vita. Ti abbraccio