Dice il sempre bravo Gramellini “Penso sommessamente che quest’anno il 2 giugno si onori di più la Repubblica andando fra i terremotati che fra i carri armati.” Fra i terremotati, fra i cittadini, la crisi stessa sarebbe dovuta essere un terremoto sufficiente per liberarsi di costosi orpelli. Ormai è tardi per i risparmi, i soldi sono già per la maggior parte spesi, ci pensavo ieri leggendo i messaggi che chiedevano di annullare la parata del 2 giugno e la visita Papale a Milano – eppure annullare parata e visita in ogni caso e mescolarsi, finalmente tra gli Italiani, quello sì sarebbe un bel gesto sobrio. Forse qualche politico tornerebbe sobrio, dopo essersi reso conto di quanto anni di malcostume, di risorse male utitlizzate, di leggi scritte apposta per lasciar sempre una porta sul retro, facciano male al paese, che è anche il loro, vorresti ricordargli. I professionisti sfilano ed i volontari scavano. La gente non sta bene: quella sotto le macerie e quella che, come tutti noi, guarda alle macerie metaforiche, ma non meno reali, che coprono la bellissima Italia in cui viviamo. E ci si chiede perchè nessuno voglia fare di più. Ci si chiede come si faccia a stare impettiti ed imperterriti, ben vestiti e con i peli del naso tirati a lucido, di fronte ad un paese che ha bisogno di segnali di impegno e serietà della classe politica e dirigente, più del pane quotidiano: e… no, non è un’esagerazione – chi di noi non si priverebbe del pane oggi e pure domani, pur di vedere un serio cambiamento in Italia? Il tutto al ritmo della banda? Ma ci piace proprio-proprio quest’idea del Titanic? E il Papa? Eh, ma a Milano c’è tanta povera gente che lo aspetta… Ecco, imparasse ad aspettarsi altro la gente, povera o meno. Insomma, ogni volta in cui c’è una buona occasione per dimostrare che in questo paese si fa sul serio qualcuno si mette una fascia, i soliti noti si mettono in tiro, qualcuno suona, altri sfilano – ricorda qualcosa? Questa è l’Italia gente!
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Il destino dello stesso copione nei secoli dei secoli
Posted in opinioni, tagged crisi, Gramellini, Italia, La Stampa, papà, parata, sobrietà, terremoto on Maggio 30, 2012| 6 Comments »
L’unica cosa matura in questo paese è la crisi…
Posted in opinioni, tagged Carlucci, Chiamparino, Civati, Corriere della Sera, crisi, Emiliano, Ferrara, governo tecnico, Renzi, serracchiani on novembre 7, 2011| Leave a Comment »
Ci siamo. Indicazioni di particolare peso ci vengono dalla Carlucci e Ferrara, pensate come stiamo messi. La settimana ci propone il seguente menù: I cinque scenari per la crisi (dal Corriere.it). Io spero nello scenario al quale ho già accennato, sia per rispondere subito con provvedimenti immediati alle richieste dell’Europa, sia per cambiare la legge elettorale, che per dar tempo al PD (e magari anche al PdL) di fare le primarie. In campagna elettorale voglio vedere Renzi, Civati, Serracchiani, Emiliano, Chiamparino e TANTE FACCE NUOVE! Voi, a parte gettare una bomba al Napalm sul paese tutto, cosa vorreste e cosa credete succederà? Ma non mi tirate fuori desideri irrealizzabili: con le persone che ci sono, il paese ed il sistema che abbiamo, qual’è la più probabile ed auspicabile via d’uscita?
PS: sono talmente preoccupata per il “dopo”, che rischio di non riuscire nemmeno a festeggiare… Ma anche no: il berlusconismo ci ha insegnato che non c’è limite al peggio, sembrava immortale nonostante se stesso, quindi io non potrò che essere contenta di una fine, che merita di essere ingloriosa. Certo, era da mò che doveva arrivare, adesso risollevare il paese sarà opera faraonica, ma in fondo non c’è rinascita, se prima non si celebra il funerale. Noi stiamo già scavando da un po’, vuoi che un paio di metri non siamo andati a fondo? E la terra sopra la cassa da morto ce la mettono gli alluvionati. Ripartiamo da oggi, con speranza, pazienza e tanto senso pratico.
Continente vecchio, più che vecchio continente…
Posted in opinioni, tagged crisi, Europa, Mediterraneo, primavera araba, vecchio continente on aprile 13, 2011| Leave a Comment »
Ah, l’Europa! Concetto ideale ed utopico, o realtà deludente? Probabilmente entrambe le cose: come ogni organizzazione, che sia burocratica, politica, attivistica, é fatta da uomini e fallace quanto essi. Continuo a credere nell’Europa, mi é capitato spesso di sentirmi più Europea che Italiana – sicuramente quando vivevo dall’altra parte dell’oceano mi riconoscevo nei valori e nella cultura del “vecchio continente”. Anche vivere a Bruxelles ti fa sentire l’Europa più vicina, anche se più per il multiculturalismo reale, che per le istituzioni presenti nella capitale. L’Europa troppo spesso latita, altre volte legifera in modo più favorevole alla burocrazia stessa, o addirittura al business e basta, che al bene comune. L’Europa é lontana, impercettibile dal cittadino comune, organismo indefinibile e distante dal quotidiano. Viene tirata in ballo quando fa comodo ad ognuno, si immischia quando le conviene. E’ chiaro che il problema dell’immigrazione dai paesi nordafricani, in piena primavera rivoluzionaria, non é solo Italiano, ma non lo sono stati nemmeno altri flussi migratori post-comunisti, o quello continuo dal Marocco alla Spagna, dei quali si sono sempre e solo fatti carico, e continuano a farsi carico, i singoli paesi. E’ sempre stato così, é inutile che ci scandalizziamo perché ci lasciano soli. Dovremmo scandalizzarci per la mancanza di una politica comune: sono decenni che avremmo dovuto scandalizzarci! Lo scandalo non sono 25.000 immigrati in un paese di 60 milioni di abitanti: lo scandalo è l’assenza dell’Europa nelle politiche strategiche a lungo termine, in ogni campo, che passano da un comune atteggiamento solidale ed attento nei momenti di crisi umanitaria, ma anche e soprattutto da un ragionato e lungimirante impegno comune per lo sviluppo dei paesi a noi vicini, con i quali dobbiamo e vogliamo continuare a creare legami che possano potenzialmente prevenire le crisi stesse. Creare rapporti affaristici che permettano la crescita dei paesi nei quali investiamo, sarebbe diverso dal fare affari col rais di turno, mentre le popolazioni locali restano povere ed ignoranti. Far soldi di per sé non é per nulla sbagliato, anzi: l’economia DEVE funzionare e creare ricchezza, ma quando la si gestisce nel modo bieco e cieco con la quale nella maggior parte dei casi i paesi europei si sono portati oltre- Mediterraneo, è come la monocultura nei campi: rende molto e senza grandi strategie né sbattimenti per un po’, finché il terreno é così arido, da non produrre più nulla – per nessuno. E se il proprietario terriero si può comprare un campo altrove, il contadino deve prendere su i suoi quattro stracci ed andare da qualche altra parte: ma trova mille altri contadini già intenti a fare il proprio lavoro e che non hanno nessuna intenzione di condividere, né tantomeno mollare l’osso.
Io credo che un domani più ricco e produttivo per tutti sia possibile, ma l’impegno deve essere monumentale e capillare al contempo. L’Europa oggi ci sta facendo l’ennesima brutta figura, proprio come ognuno dei paesi che la compongono – compreso il nostro. Penso anche che le nuove generazioni siano molto più sensibili al filo invisibile che unisce i destini di ognuno di noi, di persone, paesi e continenti, e spero che il grigiume confuso ed auto referente della vecchia classe dirigiente abbia i giorni contati – il tutto sta nel fare breccia per superare la muraglia di protezione che il vecchio potere si è caparbiamente costruito intorno, e di farlo in tempo perché la rivoluzione non sia tanto violenta quanto, in fin dei conti, inutile. Insomma, fatta l’€pa, ora facciamo gli Europei!