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Archive for the ‘donne’ Category


Uh, come non mi è piaciuta la Costamagna in quest’intervista! Brutto giornalismo, spiacevole e poco interessante, peccato. La Carfagna sappiate che mi è sempre piuttosto piaciuta, la trovo, in generale e qui, misurata ed intelligente, senza malanimo (che invece non manca all’intervistatrice). Mi pare una persona che lavora seriamente, ed ha collaborato con le donne delle opposizioni su progetti portati a buon fine. Non si poteva per una volta fare una bella trasmissione costruttiva insieme, invece che per forza contro? Perché poi sprecare una prima “flying solo” in Rai, puntando non sui veri punti deboli della Carfagna – come le ragioni della sua affiliazione a personaggi che certo non lavorano come lei, per dirne una – ma su gossip di basso profilo. E’ davvero sgradevole vedere una donna contro una donna così platealmente, non per un disaccordo sulle idee e sulla sostanza, ma per malizia e furbizia. Guardando ero addirittura in imbarazzo per  la gran brutta partenza della Costamagna, che temo abbia peccato di presunzione e perso una bella occasione per dimostrare di essere effettivamente in grado di capitanare il vascello.

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Luisa Agosti ha avuto un’idea, l’ha perseguita ed ha organizzato il progetto che vi presento oggi. Alcuni di voi forse l’avranno incontrata in queste sere davanti al Cinema Eden (a Brescia, in occasione del Film Lab Festival) mentre distribuiva informazioni a riguardo, io vorrei aiutarla a diffonderle ulteriormente. Ma lascio la parola a lei:

REGALO A CUBA LO SPAZIO INFINITO…
Anni fa, ho fatto un bellissimo sogno, che racconterò come prologo del mio progetto.
“Mi trovavo sulla cima di una montagna altissima e azzurra come il cielo, con una bandiera in mano su cui era disegnato un sole giallo che portava una scritta a caratteri grandi e ben leggibili, in lettere rosso ciliegia.
“VORREI POTER VOLARE”
L’avevo piantata sul picco più elevato e mi ero seduta guadando lontano. Da lì vedevo il mare lambire spiagge bianche..e più in là le montagne di bosco da cui spiccavano come fuochi d’artificio immobili, moltitudini di palme alte e sottili. Poi vedevo il sentiero che avevo appena percorso, salire fino a me come un gigantesco serpente bianco. Ad un tratto ho notato una fila di persone scalare la montagna in fila scomposta. Ognuno di loro portava una bandiera di diverso colore e tutti convergevano a me. Ogni drappo aveva un messaggio diverso, e chi lo portava lo piantava nel suolo, accanto alla mia bandiera, e se ne andava sorridente e felice.”
Qualche anno più tardi ho conosciuto l’isola di Cuba, un luogo prezioso, incastonato nel golfo del Messico, sul mare dei Caraibi.
A Cuba ho avvicinato realtà umane contrastanti, fatte di pietra e argille morbide, di sorrisi lucenti e sguardi profondi, disseminate su un territorio naturale molto generoso di ogni bellezza. E tanti bambini. Ho condiviso i sogni e i bisogni. Ho sentito che quel pezzo di mondo voleva gridare la sua storia e vederla andare lontano, oltre i confini del mare…
Così, al mio quinto viaggio a Cuba ho voluto dare un senso nuovo.
“Porterò’ con me tanti aquiloni bianchi ed il materiale per colorarli e scriverci sopra i desideri, e li regalerò ai bambini di Cuba. Insegnerò a quelli che ancora non sanno, come fabbricarne uno con materiali semplici. Poi, tutti insieme li faremo volare, seminando il cielo di pensieri infantili… di desideri…

Ho pensato di filmare l’evento in tutte le sue fasi, e farne un documentario da proporre a chi fosse interessato, (scuole, musei infantili, cinema d’arte, festival di cinema per ragazzi, canali mediatici di accesso ai bambini..ecc) a Cuba e nel mondo.

Di fatto, ho trovato subito grande entusiasmo e collaborazione da parte di chi chiunque avessi intervistato su questo progetto. A Cuba, oramai mi aspettano con l’impazienza di un bimbo di fronte al suo regalo di Natale.

Sicuramente il gioco (questo degli aquiloni, in particolare) e’ il concime naturale per una vita serena, e a tutti i bambini e’ riservato il tempo indefinito che noi adulti chiamiamo “futuro”.

IL DOCUMENTARIO: Il senso di questa esperienza trova posto nell’idea di stimolare l’attenzione dell’infanzia ad un gioco creativo molto antico ,praticato e diffuso in varie culture,regalando emozioni di gioia e di relazione diretta con le proprie forze a confronto con quelle della natura.

Ora, in coda a questa bella storia, sono rimasti i dettagli organizzativi.

Papalotes en fiesta:

In particolare siamo già in possesso del patrocinio di

-AMBASCIATA D’ITALIA A CUBA

-PINAC-PINACOTECA INTERNAZIONALE DELL’ETA’ EVOLUTIVA ALDO CIBALDI. Rezzato-Brescia.

-PICCOLO CINEMA PARADISO-MUSEO DELL’ARTE INFANTILE ROSA SALA, Brescia.

Appare chiara all’orizzonte la questione della necessità di fondi per coprire le spese necessarie, nonostante gli aquiloni vengano regalati, insieme con il materiale per decorarli, dall’associazione AQUILONISTI BRESCIANI.

Mi sono rivolta a Quintavenida, il portale internet che si occupa di cultura cubana, per fare un appello di solidarietà, affinchè si possa realizzare questo sogno.

REGALIAMO UN AQUILONE AI BAMBINI CUBANI, con una donazione.

Fermo restando che siamo aperti alle varie proposte che possano nutrire ed incentivare questa idea, così semplice, così lontana dai tempi feroci che ci impone questa società.

LUISA AGOSTI

Coordinatrice culturale e addetta alle pubbliche relazioni.

Per ulteriori informazioni luisa.agosti@gmail.com

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Saremo molto felici se vorrete aderire all’iniziativa e contribuire a passare parola!

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E questa Terry de Nicolò? Una che fa in TV un ragionamento che in giro, ammettiamolo, si sente. E non è un dettaglio che lo faccia in TV, non è un valore la sua supposta sincerità (e qui supposta mi richiama tutti i suoi significati). Non è una che ha il coraggio di dire ciò che noi pensiamo. E’ una che non pensa ci sia nulla di cui vergognarsi ad affermare certe cose (sul servizio pubblico), alla quale hanno fatto credere che il mondo giri così, che la morale sia moralismo, ipocrisia, invidia e che il suo sia invece coraggio, schiettezza, onestà. Ma basta non cascarci, avere proprio un minimo di sale in zucca, di “corpo, anima e cervello” per vivere in un altro modo. Che credibilità può avere una che considera il sesso con ultrasettantenni indice di qualità della vita? Io continuo a sperare che sia solo una fase di transizione, l’agonia di un corpo malato, quel funerale che si deve celebrare prima di passare a nuova vita. Però è una decisione alquanto urgente da prendere, perchè la risalita sarà già durissima così com’è, non rendiamocela impossibile, non lasciamo allargare ulteriormente questa chiazza d’olio, non lasciamola penetrare, infettare il pensiero comune. Non crediamoci, e viviamo di conseguenza. Non ci vuole una laurea in fisica nucleare per capire che il pensiero di questa prostituta allegra è proprio quello che ha messo il paese in ginocchio, ben oltre il dato etico ed in modo assolutamente reale, economico, percepibile. Ma è possibile continuare a subire una situazione tanto palesemente marcia? Ci vuole davvero tanto? Sono sempre più perplessa. Quando la verità ultima è che “La patonza deve girare”, il mondo partorisce certe aberrazioni.

In quell’universo, la signora è una filosofa. Scrivo e non so quale sia la fine, quale l’inizio…

NB: L’intervista è andata in onda durante L’ultima Parola, in prima serata su Rai2, programma di Gianluigi Paragone, giornalista del quale si maligna (call me Lady Dimplomacy :-)) che stia dove stia grazie alla sua vicinanza alla Lega, che a propria volta sta al governo grazie all’alleanza con Il PdL di Burlesconi. Lega che, guarda caso, sta disperatamente cercando il modo di staccare la spina al governo, facendoci al contempo una bella figura da più lati possibile – impresa, mi auguro, disperata. Quindi anche noi sinistrorsi scandalizzati (ma forse sarebbe più giusto dire rattristati, pietrificati…) facciamo il gioco di questa politica deviata, bisogna esserne coscienti. Mi vengono da dire un po’ di parolacce, sono alla frutta, passo e chiudo.

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Questo video raccoglie in modo bello e particolare sequenze dal film “Suddenly, last Summer – Improvvisamente l’estate scorsa”, e la colonna sonora é anch’essa molto bella. All’inizio l’immagine intrusa che vi sorprenderà – e vi sorprenderà nonostante il mio annuncio, credetemi – mi ha lasciato interdetta, e mi ha fatto passare la voglia di pubblicarlo. Poi mi sono detta che Liz, vedendolo, sarebbe sicuramente scoppiata in una sonora risata, ed il pensiero mi ha allegramente convinta.

Elizabeth Taylor era una donna forte, sfaccettata e complicata, ha vissuto una vita intensa e ci ha lasciato ieri, all’età di 79 anni. Nonostante abbia cominciato a lavorare giovanissima e raggiunto la fama praticamente subito, Hollywood non l’ha annientata, come succede troppo spesso: certo la vita non é trascorsa liscia come l’olio e Dame Elizabeth Taylor ha avuto la sua dose di problemi e drammi, vissuti anche sotto gli occhi di tutti, ma che non sono mai riusciti ad avere la meglio su questa forza della natura dall’involucro immacolato.

Liz e Lassie

Non si é mai nascosta dietro un dito, ha sempre affrontato la vita e la carriera di attrice di petto (il doppio senso non é voluto): ha amato molto ed é stata amata e adorata, da uomini e pubblico.

La sua bellezza classica ed elegante

Liz prepotentemente e spontaneamente sensuale

E’ una delle poche attrici dell’età dell’oro di Hollywood che ha saputo affrontare temi scottanti sul grande schermo e nella vita. La sua carriera non si é costruita sul’immagine di una bella bambola: per quanto fosse bella come la più perfetta delle bambole, si ribellò alla politica degli studios che la volevano leggera ed adorabile. Dopo una serie di film innocui, s’intestardì nello scegliere autori (Tennessee Williams), registi (Mike Nichols, Richard Brooks, George Stevens, Joseph L. Mankiewicz, tra gli altri), storie e personaggi che portassero in scena temi come la malattia mentale, l’omosessualità, la crudeltà, la violenza, le relazioni personali più difficili, le coppie meno probabili e sdolcinate – tutto questo quando ancora non andava di moda essere controversi, ma anzi poteva essere dannoso per la propria immagine pubblica.

Immagini da "Chi ha paura di Virginia Woolf"

E’ stata amica, moglie, amante delle star più splendenti, senza abbandonarli nei momenti meno fulgidi, ed ha sposato (tra gli altri!) il camionista Larry Fortensky.

Jimmy & Liz

Michael & Liz

The Duke and the Dame

E’ stata amata anche perché non é mai sembrata distante e algida. Elizabeth é stata iconica musa ispiratrice dei più grandi artisti e personaggio popolare. Era una donna che piaceva anche alle donne, sempre attenta alla propria immagine, non in modo vanitosamente vuoto, ma divertendosi con essa, ed in questo profondamente femminile.

Liz Taylor, by Richerd Avedon

Ritratto, Andy Warhol

Elizabeth, anni '70

Elizabeth Taylor é vissuta e sopravvissuta celebrando la vita in ogni sua forma, mordendola, laciandosi anche mordere, piuttosto che perdersene la minima sfumatura di significato. E non ha mai nascosto le cicatrici, anzi, le portava come una medaglia, come orgogliosa testimonianza.

Una foto presa dopo un'insidiosa operazione al cervello

Fu una delle prime persone, oltre che celebrità, a parlare pubblicamente di AIDS e dell’importanza della prevenzione, dell’orrore della discriminazione, agendo sia in pubblico che in privato per sostenere la ricerca e la prevenzione.

The Elizabeth Taylor Foundation

Con Elizabeth se ne va forse l’ultima Diva, divina e sorprendente, bellezza classica e prorompente prima, agguerrita bomboniera poi – ma Liz se ne strafregava del ridicolo, delle dicerie, sembrava quasi sfidarle.

Foto di scena per il guardaroba

Elizabeth all'eccesso

Una vita lunga e ricca, che non verrà facilmente dimenticata, anche se non si è spenta nel fiore degli anni, all’apice della carriera, diventando leggenda in virtù del dramma: la leggenda l’ha nutrita attivamente e non si è mai spenta: il fuoco l’aveva dentro e nessuno ha mai potuto ignorarlo.

“Ho sempre ammesso di essere dominata dalle mie passioni. Mi sento molto avventurosa. Ci sono così tante porte da aprire, e io non ho paura di guardare dietro di esse.”

Foto dal set di “Cleapatra”

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Al prossimo compleanno entro negli anta anch’io. Caspita. Già. Anche le mie amiche gravitano ormai tutte intorno ai 40, chi più, chi meno. Potremmo sentirci alquanto atterrite, è quello che ci saremmo aspettate. Invece ho la crescente impressione di essere immersa in un mondo di donne agguerrite, nel senso buono del termine, donne che hanno una sana e contagiosa voglia di darsi da fare. Facendo soprattutto “la mamma” in quest’ultimo periodo, ho molte occasioni di sedermi a fare quattro chiacchiere con queste donne: magari al bar per un caffè mattutino, dopo aver lasciato i pupi a scuola e prima di scappare al lavoro (loro), al supermercato (io), in posta (io), all’aereoporto per un impegno di lavoro, tipo a Bari (loro). Con sorpresa ho notato che un’insospettabile argomento ricorrente delle nostre chiacchierate è: “Cosa farò da grande?“. Sul serio, e vi spiego.

Quarant’anni è oggi un’età chiave per noi donne: siamo in quell’età alla quale magari abbiamo avuto figli, interrompendo quindi il lavoro che facevamo in precedenza, e ci ritroviamo a dover decidere se riprendere, come riprendere, a che ritmo. Tornare al lavoro di prima? Quello per il quale, se siamo state fortunate, abbiamo studiato? Quello quindi al quale ci ha portato una decisione di indirizzo presa a… 14? 18? 20 anni? Se non abbiamo avuto figli capiamo che è il momento di prendere una decisione, prima che l’orologio biologico decida per noi. Ed allora ci stiamo dando da fare per capire cosa vogliamo davvero, qual’è la scelta più adatta a noi; a volte ci rispondiamo che stiamo bene così, da sole o con l’uomo che abbiamo accanto, e ci concentriamo su una vita altrimenti creativa, stimolante, soddisfacente. A volte la risposta è decisamente no, e ci rendiamo conto che l’uomo vicino a noi non vale da solo quella che, ora, si rivela come una riuncia, e ci diamo da fare per levare le tende e ricostruirci. Oppure siamo nel bel mezzo delle prove (più o meno tecniche) di gravidanza. In alcuni casi siamo nel bel mezzo di una separazione, figlio o non figli. Altre volte abbiamo genitori che ormai hanno problemi di salute e ci ritroviamo catapultate alla direzione dell’azienda di famiglia, imprenditrici novelle, impegno già oneroso di per sè, figuriamoci in questo clima economico! O, vista appunto la crisi, ci ritroviamo ad essere un valore aggiunto indispensabile per l’azienda di famiglia, nella quale abbiamo sempre lavorato (per corso naturale delle cose, senso del dovere, ma anche per passione, in fondo – per la famiglia ancor più che per il lavoro stesso), ma siamo anche inevitabilmente un costo che quest’azienda spesso non può più permettersi. Siamo musiciste e mamme, che non possono più partire in tournée; viaggiatrici che temono di diventare vagabonde. Spesso attraversiamo più d’uno di questi momenti di vita al contempo, giocoliere dilettanti!

Siamo quelle donne che spediscono CV e che vengono ancora a volte guardate con scetticismo, se l’azienda è tecnica, il lavoro è scientifico, l’argomento finanziario. Siamo quelle alle quali, dopo il CV, si chiede la foto. Siamo quelle imprenditrici che aspettate al prossimo appuntamento e che al telefono immaginate come vostra madre, invece vi arriva nell’ufficio Jennifer Aniston. Quelle che vanno alle riunioni di scuola, si candidano a rappresentanti di questo e quello, fanno volontariato, nonostante il lavoro e 2 figli.
Scrivo e penso che i 40 di oggi mi sembrano i 30 di 20 anni fa. Intendo che oggi i figli si fanno più tardi, i genitori cominciano ad avere problemi di salute più tardi, quindi questa congiuntura delle fasi della vita arriva oggi intorno ai 40 anni. Con la differenza che oggi abbiamo un po’ più di credibilità di allora all’interno o a capo di un’azienda (ma sempre non abbastanza, come dicevo), abbiamo accesso a tecnologie che ci permettono una maggiore flessibilità lavorativa (anche se in Italia siamo ben lontani dall’avvalerci delle potenzialità della flessibilità e del contributo femminile al mondo del lavoro). Rispetto ai nostri 20 anni abbiamo più consapevolezza, delle nostre possibilità e dei nostri limiti, abbiamo più urgenza di vedere realizzati sogni che non ci hanno abbandonato mai. Ed allora ci mettiamo caparbiamente in gioco. Se siamo molto fortunate, con fatica, impegno e passione, riusciamo a realizzarci, o almeno a toglierci qualche sfizio provandoci, ad imparare qualcosa che non ci abbandonerà mai.  Siamo coscienti di poter avere di più ed al contempo dare il nostro contributo al domani: sia educando i nostri figli, perchè siano cittadini sereni e diano a loro volta il proprio contributo, sia nel mondo del lavoro, con il nostro punto di vista, a volte diverso e comunque complementare a quello maschile. Perchè la donna è un animale che, in mille modi, crea e stimola la creatività. Le donne che mi circondano mi parlano di idee per lavori in proprio, di nuovi modi di fare impresa, magari associandosi ad altre donne, coniugando le proprie flessibilità e riunendo talenti: iniziative che rispondano a nuove esigenze o desideri – del cliente, consumatore e fruitore, ma anche delle imprenditrici stesse. Le difficoltà sono molte e le conosciamo: gli asili che mancano, costano o sono organizzati male, quei doveri famigliari che ancora rientrano soprattutto nell’area di responsabilità della componente femminile di una famiglia, la burocrazia e le regole restrittive e contraddittorie di cui soffre ogni persona che in questo paese abbia la voglia e la capacità di darsi da fare. Ma spero che alla fine saranno di più le idee, e che sarà l’entusiasmo ad avere la meglio. Spero che la brezza che rinfresca le nostre conversazioni riesca a sopraffare quell’aria di stantio e di palude che ultimamente si respira in quello che ancora, x orgoglio miope o per malinteso, continua a definirsi Il Paese più Bello del Mondo, senza rendersi conto che ci sono finestre, porte e portoni da aprire, se non vogliamo, letteralmente, soffocare. E spero che si conterà su queste donne perchè aiutino a mettere le basi di un domani più vivace, perchè sono veramente una risorsa di capacità, diversità e confronto – perchè somigliano oggi all’Italia che mi piacerebbe domani. A volte sento dire che le donne sono le peggiori nemiche di se stesse, che sono delle vipere l’una con l’altra. Io fortunatamente non ho mai incontrato donne così – certo, le amiche acide le abbiamo tutte, ma, almeno tra di noi, siamo di un’acidità allegra e raramente maliziosa (a parte le più pungenti eccezioni, chiaramente). Le donne che ho incontrato io sono solidali e complici, espansive e generose. Forse sono solo fortunata, ma forse, da artista della lentezza e della pigrizia, ho modo di osservare più attentamente, e da ottimista indefessa (e sicuramente anche un po’ fessa) vedo soprattutto molto positivo. Non che non lo veda negli uomini, voglio chiarire, ma da qualche tempo ho modo di parlare con le donne ed ascoltarle in modo particolare. E quello che sento mi piace, quello che dicono mi fa bene, quello che fanno mi ispira.

E gli uomini in tutto questo? Gli uomini giocano il loro ruolo, sempre determinante. Quelli intelligenti sostengono le donne intorno a loro, giudicandole con la stessa obiettività e severità con la quale giudicherebbero un collega. Si avvicinano alla famiglia, se la godono senza sentirsene più padroni. Cercano collaborazione, complementarietà, condividono la gioia di vivere, confidano timori, accolgono confidenze, consolano e si lasciano consolare negli inevitabili momenti più duri. Quelli meno intelligenti si sentono spiazzati in una società nella quale il proprio ruolo bisogna trovarselo, non si eredita. I peggiori sono quelli che fanno i paladini della parità per forza, i femministi ad oltranza, che si sentono offesi, per dire, se ad una riunione di genitori una donna propone un’incontro tra padri – perchè magari per pudore, per cultura, per mancanza d’occasioni non tutti i padri hanno l’abitodine o l’occasione di condividere opinioni sulla genitorialità – perchè, ti dicono con arria stupita e stizzita, cosa vuoi che si dica di diverso da una riunione con presenti le madri? Siamo tutti pari, no? Sì, ma infatti anche a noi donne ogni tanto piace goderci uno scambio senza voi uomini tra i piedi! Eccheccaspita!  Parità, mica uguaglianza, sennò che noia! Insomma, a volte gli uomini oggi sono buffi, e non perdono in dignità ad esserlo, guadagnano in simpatia.

Come al solito mi dilungo, ma siate magnanimi, sono le prime volte ed ho ancora tanto da tirar fuori. Ma mi piacerebbe sentire le vostre storie, questa è la mia.

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